Cos’è la grande distribuzione organizzata GDO? Ne abbiamo parlato con Marco Santinoli, blogger appassionato di grande distribuzione organizzata e marketing tradizionale – qui il suo blog. La grande distribuzione organizzata GDO è il modo in cui i produttori di beni e di servizi portano i loro prodotti al consumatore. I rivenditori spesso ottengono la merce direttamente dai produttori ed è il momento in cui una merce diventa un prodotto finito. I rivenditori possono anche acquistare i prodotti da un intermediario, noto come grossista o distributore. Il grossista, invece, consolida i prodotti provenienti da tutto il mondo, confezionandoli per facilitarne la commercializzazione e la distribuzione. I rivenditori sono l’ultima tappa della catena di approvvigionamento prima che i prodotti finiscano nel carrello della spesa.

Come ha recentemente ricordato Marco Santinoli, blogger e professionista della consulenza strategica aziendale, nel settore della Grande Distribuzione Organizzata, “operano tantissimi operatori e player rappresentativi del benessere economico di un Paese […] tutti con caratteristiche diverse”. Ed è proprio all’interno del blog di Marco Santinoli che abbiamo trovato una serie di approfondimenti utili che, con la collaborazione del suo autore, abbiamo potuto citare e condividere con i lettori del nostro magazine.

 

L’importanza del settore del commercio al dettaglio per l’industria italiana

Le vendite al dettaglio misurano la performance del settore della Grande Distribuzione Organizzata. Nel 2020, il settore del commercio al dettaglio italiano ha generato vendite per 5,57 trilioni di euro. Questa cifra è più che triplicata dal 1992 quando era appena di 1,8 trilioni di euro. La categoria più grande all’interno della vendita al dettaglio è l’automotive, con 1200 miliardi di euro di vendite. Al di fuori delle vendite degli autoveicoli, i rivenditori online, i distributori automatici e i negozi di vendita diretta hanno il reddito più alto, con 978 miliardi di euro. Seguono i negozi di alimentari con 850 miliardi di euro, rispetto ai 35 miliardi del 1992 (qui trovi l’approfondimento di Repubblica con tutti i numeri fino a dicembre 2021)

 

Gli effetti del cosiddetto “periodo delle restrizioni”

L’aumento esponenziale, ricorda Marco Santinoli, è stato causato dallo sviluppo e dalla popolarità sempre più crescente dello shopping online.

Nel 2020 i commercianti al dettaglio hanno subito forti perdite a causa della pandemia di Covid-19 e delle restrizioni messe in atto dal Governo Italiano per fermare i contagi. Durante il periodo delle restrizioni, sono stati persi più di 2,2 milioni di posti di lavoro e, alla fine del 2020, ne sono stati recuperati all’incirca 1,9 milioni. Il periodo più importante per il settore italiano del commercio al dettaglio è quello natalizio, che inizia l’ultimo venerdì del mese di novembre, il cosiddetto “Venerdì Nero”.

 

I margini di profitto dei rivenditori

I rivenditori guadagnano denaro acquistando i prodotti dai fornitori o dai produttori. Per rientrare nelle spese, e pagare anche il personale, le attrezzature e il costo della distribuzione, aumentano i prezzi dei prodotti. Tutti i membri della catena di approvvigionamento fanno questo. A volte i rivenditori possono guadagnare di più se evitano i grossisti e acquistano direttamente dalla fabbrica. Questo aumento di prezzo è noto come margine di profitto del rivenditore. Alcuni giornalisti hanno utilizzato il termine “giganti d’argilla” per indicare i margini di profitto molto bassi in questo settore; Marco Santinoli, ad esempio, non è d’accordo con questa affermazione, dato che per lui “i rivenditori hanno in genere dei profitti altissimi perché l’alto margine è necessario per coprire i costi e pagare gli azionisti o i proprietari privati.”

 

 

Di Grey